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Apparse per la prima volta a puntate sulle "Horen", la rivista di Schiller, nel 1795, le Conversazioni di profughi tedeschi furono più volte accostate al Decamerone; qui, infatti, una nobile famiglia tedesca, in fuga di fronte all'incalzare dell'esercito napoleonico, inganna il tempo e l'angoscia scambiandosi fantasiosi racconti di argomento leggero: storie di fantasmi, immuni però dal gusto dell'orrido, arguti racconti morali ed una splendida favola assolutamente fantastica (Fiaba, appunto) che per la sua qualità ha avuto nel tempo una vita anche autonoma rispetto al resto dell'opera. Momento singolare nella produzione goethiana, opera anticipatrice per molti versi della cultura letteraria successiva - e si pensi alla fortuna del genere 'fantastico' negli scrittori romantici tedeschi - le Conversazioni spingono insieme, come scrive Italo Alighiero Chiusano nella prefazione, "nella direzione di un affrancamento dalle tempeste e dal disordine per arrivare ad una pacificazione interiore, ad una saggia maturità, ad un orizzonte di luce e di quiete".